Quando si pensa al bel calcio, il nome Delfino Pescara 1936 potrebbe non venire subito in mente se paragonato ai colossi della Juventus, del Milan e dell’Inter, nomi celebri in tutto il mondo come sinonimo di trofei e grandi campioni.
In effetti, agli occhi di un appassionato che guarda il calcio nostrano dall’estero, o semplicemente da un’altra regione d’Italia, la storia del Pescara è stata in parte irrilevante dalla sua nascita ad oggi, in parte no: il club ha sempre oscillato prevalentemente tra la seconda e la terza serie della piramide calcistica italiana ma in alcuni anni della sua storia, tuttavia, il Pescara è stato un club estremamente degno di nota, con alcune interessanti stagioni vissute in Serie A.
Anche se le stagioni di Serie A 2012/13 e 2016/17 si sono concluse con la retrocessione in Serie B, il Pescara ha “comandato” dal punto di vista della scoperta e lancio di giovani talenti, pupilli che poi il club si è dovuto necessariamente rassegnare a perdere. Così va la vita nel mondo del calcio professionistico.
Un sacco di giocatori che hanno vestito la casacca azzurra del Pescara sono poi passati in club più importanti, hanno fatto passaggi in nazionale e sono diventati a tutti gli effetti atleti “stellari”. Tanti giovani sono passati a cose più grandi e migliori dopo aver messo in mostra i loro talenti con addosso la straordinaria e storica maglietta a strisce bianche e azzurre.
Cominciamo in ordine sparso? Ma sì: vice campione del mondo 2014, Hugo Campagnaro, lo ricordate? Rolando Mandragora, messo in luce con Oddo. Cristiano Biraghi in terra dannunziana forse avrebbe potuto fare e dare di più. Stesso discorso per Bryan Cristante e Matteo Politano.
Quando a Pescara si insegnava calcio
Ecco altri giocatori di livello assoluto che hanno fatto esperienza e sono cresciuti giocando con il Pescara. Verratti, Immobile e Insigne sono pilastri del modulo di base della nazionale italiana, oltre a essere “senatori” anche nei loro rispettivi club di appartenenza. Gianluca Lapadula e Mattia Perin sono passati da Pescara prima di prendere altre strade e farsi largo nel calcio professionistico.
In quegli anni, così come ancora oggi, agli italiani è sempre piaciuto giocare per vincere, inseguire il sogno di una vita provando a indovinare la schedina perfetta: quando c’era da scommettere sulla squadra del maestro Zeman, tutti gli appassionati cercavano pronostici per le scommesse e, c’è da giurarci, il consiglio era sempre lo stesso: over 2,5!
Vladimir Weiss ha un debole per le maglie azzurre: dopo aver indossato quella del Manchester City non si è fatto mancare quella del Pescara. Lo slovacco dopo la sua esperienza in città prese la strada per la Grecia e andò a giocare all’Olympiacos. Juan Quintero è stato invece il classico treno rapido: si è fermato a Pescara per sole 17 presenze e un gol.
Più concreto e presente Birkir Bjarnason, l’islandese d’Abruzzo: 14 gol per lui, 70 presenze e un periodo alla Samp prima di tornare a giocare all’estero per poi ritornare in Italia, questa volta al Brescia. Non dimentichiamo Gianluca Caprari e Lucas Torreira, anche loro si sono fatti valere in campo vestendo la casacca del Delfino Pescara 1936.
Dal sudamerica per vestire la maglia maglietta a strisce bianche e azzurre
Continuiamo a sfogliare all’indietro le pagine del diario: dopo essere passato da Pisa e aver vinto una Mitropa Cup, divenne un perno della Fiorentina prima di arrivare a giocare a Pescara, purtroppo per una sola stagione. Stiamo parlando di Carlos Dunga.
Ma divertiamoci ad andare ancora più indietro nel tempo, con la mente e la fantasia. Anno 1988, vi ricordate tale Milton Queiroz de Paixao detto Tita? Sontuoso attaccante brasiliano arrivato a Pescara dal Leverkusen campione d’Europa. Gli esperti di calcio anni ‘80 narrano che Tita fu preferito a un giovane connazionale, conosciuto come Romario O’Baixinho. Le sue parole rimaste famose, nei cuori dei pescaresi: “Pescara è il meglio, come Rio ma con la miglior cucina del mondo”, dichiarò in un’intervista.
Il commendatore Scibilia aveva un fiuto incredibile per gli stranieri dai piedi buoni. L’anno prima ai tifosi aveva regalato Leo Junior, un asso, seppur sulla carta in fase calante. Leo diventò un idolo in città, una televisione locale lo fece addirittura debuttare alla conduzione di un programma intitolato “Brasi…Leo”. Era il Pescara di Galeone, e in campo assieme al brasiliano c’era anche un altro maestro a dettare la strategia: Gian Piero Gasperini.
E qui, per analogia, potremmo passare ai personaggi famosi che da allenatore hanno posato le terga sulla nobile panchina del Delfino Pescara 1936: i nomi grossi non mancherebbero così come gli aneddoti da raccontare ma, come si dice, questa è un’altra storia. Continuate a seguirci su questo sito.